Le chevalier et la damoiselle
All’inizio del secondo programma francese di Serge Lifar, Le Chavalier et la Damoiselle giungeva al Teatro alla Scala a dieci anni dal debutto all’Opéra, sempre con la musica di Philippe Gaubert e le scene e i costumi di Adolphe Mouron Cassandre.
Balletto in due atti, narrava le medievali prodezze di un cavaliere errante, abile vincitore di tornei, e di una misteriosa damigella costretta a trasformarsi ogni notte in cerbiatta. I due s’incontravano nel primo atto lunare e mistico quando la cerbiatta, inseguito il cavaliere, veniva ferita da lui, ma anche liberata dal suo maleficio. La vera unione nasceva però nel secondo atto, drammatico e colorato. Qui il cavaliere vinceva il torneo indetto dalla principessa per rintracciarlo e la coppia si ritrovava per sempre. La coreografia neoclassica, oggi sparita dai repertori, era caratterizzata da tre livelli di stilizzazione: quella animale, legata alla cerbiatta e il suo seguito, quella medievale della vita cortigiana, e infine quella guerriera, affidata ai tornei del finale. La musica faceva risplendere anche le scene e i costumi ispirati alle miniature dei preziosi Libri delle Ore. (Ma.Gu.)