Gaîté parisienne
Su libretto e con la scenografia e i costumi del conte Étienne de Beaumont, il coreografo Léonide Massine creò, nel 1938, un divertente e spumeggiante balletto in un atto su musica di Jacques Offenbach (arrangiata da Manuel Rosenthal), ispirato all’operetta offenbachiana La vie parisienne. Il debutto avvenne a Montecarlo, il 5 aprile, e gli interpreti principali, tra i quali lo stesso Massine, erano tutti danzatori del Ballet Russe de Monte-Carlo: da Nina Tarakanova a Igor Youskevič.
Quando giunse alla Scala, nel dopoguerra, Gaîté parisienne – subito definito “una commedia danzata e tra le più frizzanti di Massine, condita dal pepe della sua astuzia nel creare diversi e curiosi personaggi”-, aveva già ottenuto un trionfo parigino, nel 1939, al Palais de Chaillot e nel 1941 era stato filmato dalla Warner Bros. Planata sul palcoscenico del Piermarini, il 6 gennaio 1949 la coreografia non mutò né allestimento, né plot.
Evocando la vita notturna nella gaia Parigi del primo’900, il balletto si svolge sulla terrazza di un ristorante alla moda, decorata di tappezzerie e candelabri. E si apre con un brillante insieme di camerieri che si affretta a imbandire i tavoli, correndo appresso alle belle inservienti. Star della serata una guantaia e una fioraia, corteggiate a turno da un barone austriaco, da un ufficiale e poi da un ricco Peruviano, che arriva carico di valigie. “La lionne”, le “Cocodettes”, i soldati e le danzatrici di can-can terminano questa festa, riunendo tutti in una gioiosa farandola. Solo il Peruviano, nonostante gli sforzi per partecipare all’allegria generale, resta da parte, ignorato. Questo ruolo difficile, agro-dolce, fu interpretato da Massine anche al debutto scaligero, e reso a tutto tondo grazie al suo talento di danzatore e di attore, oltre che di coreografo; attorno, e tra gli altri, Olga Amati, Luciana Novaro, Gilda Majocchi, Ugo Dell’Ara e Walter Venditti. Tutti invitati, solo con qualche cambiamento o nuova entrée, come Vera Colombo, alle ultime riprese nel 1952 (febbraio e agosto), e alle numerose riprese in giro per il mondo.
Il balletto risorse infatti negli anni Settanta, grazie all’American Ballet Theatre e al London Festival Ballet e, nel 1988, anche al Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli. Ma nell’ultimo trentennio del secolo scorso, un altro Gaité parisienne, anche se con la stessa musica, conquistò le platee: quello autobiografico – fantastico di Maurice Béjart (1978).
M.G.