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Allegro brillante

Appoggiato al terzo Concerto per pianoforte e orchestra op. 75 in mi bemolle (incompiuto) di Pëtr I’lič Čajkovskij, Allegro brillante di George Balanchine entrò nel repertorio del Teatro alla Scala nel 1962 per rimanervi sino al 1972, con riprese nel 1963, 1965, 1968, 1970 e 1971, anche per due volte a stagione, sempre in apertura o in chiusura di programmi compositi.
Il balletto, nato nel 1956 per i danzatori del New York City Ballet – una coppia di primi ballerini e altre quattro coppie di accompagnamento – asseconda lo spirito della musica e del titolo senza un tessuto narrativo, se non quello formato da passi e movimenti. Ma questi passi e movimenti sono “allegri” e “brillanti” e bastano a raccontare con il corpo l’essenza di un mondo. Quale?

Lo stesso Balanchine scelse appositamente questo Concerto perché, come scrisse  in “Balanchine’s Festival of  Ballet”, gli sembrava molto appropriato alla danza e definì la sua stessa coreografia “tutto quanto conosco del balletto classico, condensato in tredici minuti”.  Allegro brillante doveva costituire il primo movimento di una sinfonia; tuttavia, la riscrittura per pianoforte e orchestra fu concluso giusto un mese prima della morte del compositore, senza che il resto del materiale potesse essere da lui ritrattato o riorganizzato. Nella dichiarata brillantezza musicale del pezzo, Balanchine ravvisava più di una sfumatura contemplativa: seguendo il suo disegno coreografico, su palcoscenico spoglio, la ballerina principale evolve sulle note del pianoforte in cadenza, ma il suo cavaliere ha pure un ruolo importante, come del resto l’intero gruppo.

Da notare che, se nel 1956 i ballerini del New York City Ballet vestivano costumi firmati da Karinska, alla Scala questi non furono più indicati. Segno inequivocabile che il drappello scaligero impegnato in questo exploit, composto da Aida Accolla, Giulia Annovazzi, Liliana Cosi, Fiorella Cova e Gianna Ricci, con Dario Brigo, Alfredo Caporilli, Roberto Fascilla, Mario Pistoni e Walter Venditti (poi Amedeo Amodio) – indossava calzamaglie accademiche sin dal 1962.
Nella replica del 1965 compare, tra le file femminili di Allegro brillante, Carla Fracci; dal 1970 la beniamina del gruppo è invece un’altra amatissima stella milanese di caratura internazionale: Luciana Savignano.