La bottega fantastica
La Boutique fantasque dei Ballets Russes fu portata al Teatro Lirico di Milano nel 1920 nella versione originale di Léonide Massine, André Derain – che realizzò scene e costumi – e dello stesso patron della compagnia, Sergej Djagilev. Essa si ispirava a grandi linee a un balletto tedesco della seconda metà del XIX secolo su musica di Josef Bayer, La fata delle bambole, presentata nel 1906 a San Pietroburgo con il titolo La Poupée enchanté.
La versione dei Ballets Russes, nata all’Alhambra Theatre di Londra nel giugno 1919, era molto diversa dal modello originale e dalle successive varianti, anzitutto per la scelta della musica, qui di Gioacchino Rossini con orchestrazione di Ottorino Respighi. Inoltre, collocando l’azione nel 1865, Massine si volle ispirare a disegni e litografie di Toulouse-Lautrec, in accordo con Derain, che realizzò un décor sobrio, desueto, pieno di charme e d’atmosfera. La verve, il talento, l’intelligenza e la comprensione di Derain, la bellezza della musica di Rossini e Respighi e la qualità dell’interpretazione fecero della Boutique fantasque uno dei maggiori successi dei Ballets Russes negli anni Venti.
All’indomani del debutto milanese, sul Corriere della Sera del 31 marzo 1920 si leggeva:
“La Bottega fantastica scaglia in una ridda alternata e brillante fantocci e bambole in atteggiamenti di parodia … la deliziosa musica orchestrata da Ottorino Respighi conserva bastantemente nella nuova tela strumentale l’agilità e la freschezza dello stile del pesarese. Gli interpreti principali strapparono ammirazione ed applausi ad ogni episodio; affascinanti ancora la Sokolova e la Tschernicheva, originale e perfetto il Massine; stupendi di colore e di toni i costumi”
Nella stagione 1940-41, Nino Sonzogno sul podio dell’Orchestra scaligera riproponeva due balletti diaghileviani, “assai interessanti”, scrive lo storico Luigi Rossi, “per una presa di coscienza musicale che andava sempre maggiormente instaurandosi in sede coreografica”. Si trattava proprio della Bottega fantastica di Rossini/Respighi e dell’Uccello di fuoco di Stravinskij. Entrambi furono allestiti dall’attivissima Nives Poli. “La giovane coreografa, di particolare sensibilità e preparazione, andò evidentemente formandosi la convinzione della necessità di appoggiare la propria invenzione su una base musicale”, scrive ancora Rossi, “invertendo virtualmente la tendenza che per troppo tempo aveva dominato alla Scala”. Grazie alla Poli, nacque la formula dei “Balletti sinfonici della Scala”, che contrassegnò la stagione 1941-42.