Home » Mandel’štam, Osip

Osip Mandel’štam

Ritratto di Osip Mandel’štam intorno alla metà degli anni Trenta

Negli anni Sessanta, anche in seguito al disgelo chruščëviano, si registra un’impennata dell’interesse del mondo editoriale italiano nei confronti degli scrittori sovietici. Nei pareri di lettura cominciano a trovare posto molte figure di intellettuali le cui opere, durante lo stalinismo, erano difficili da trovarsi. Il grande interesse nei confronti dei dissidenti dello stalinismo riporta in auge molti autori – anche grandissimi – a lungo negletti, come per esempio Osip Mandel’štam:

«È un caso tristemente finito in politica di un vero scrittore (…). Perciò sarebbe cosa abbastanza tempestiva rilanciarlo in questi tempi, così sensibilizzati agli errori dello stalinismo, ma anche così corrivi alle imposture e ai vittimismi letterari (…). Penso che Mandel’štam meriti un posto nello Specchio»

Maria Teresa Giannelli, Direzione letteraria Arnoldo Mondadori editore, a Vittorio Sereni, 22 maggio 1967

Mondadori vorrebbe proporre un’antologia di scritti curata da Anton Maria Raffo, slavista e docente presso l’Università di Firenze. Il 1967 è l’anno in cui il progetto comincia a prendere forma: Raffo si incarica della scelta e della traduzione di circa 150 poesie, e vorrebbe affidare ad alcuni collaboratori la traduzione della Conversazione su Dante e di alcune prose significative degli anni Venti. Il tutto dovrebbe confluire in un volume della prestigiosa collana dello Specchio, dedicata ai grandi poeti.

Mentre Raffo si mette al lavoro, una lettera di Cesare De Michelis, altro insigne slavista, avverte l’editore che una casa editrice barese particolarmente attenta alle cose russe, la De Donato, ha acquisito i diritti sulle opere del poeta dal suo editore americano. La Mondadori non si scoraggia: nel febbraio del 1969, un carteggio tra Sereni e Raffo rivela che l’idea di un volume dello Specchio su Mandel’štam è ancora viva, e anzi, Sereni invita Raffo ad accelerare i tempi. Si tratterà di una raccolta di sole poesie, perché nel frattempo De Donato ha pubblicato la Conversazione e altre prose. Cinque anni più tardi, però il progetto cade, perché intanto Garzanti ha presentato un’antologia di versi del poeta e anche Einaudi si prepara a dare alle stampe un volume.

Scheda biografica

Osip Emil’evič Mandel’štam nasce a Varsavia nel 1891, in una famiglia di origini ebraiche che si trasferisce subito a Pietroburgo. Nel 1913 pubblica la sua prima raccolta poetica, Pietra: con Gumilëv e Achmatova è considerato il fondatore dell’acmeismo, un movimento letterario che si oppone al simbolismo propugnando gli ideali della chiarezza e della concretezza e studiando il valore formale del verso. Nel 1922 si trasferisce a Mosca con la moglie Nadežda, mentre a Berlino viene pubblicata la sua seconda raccolta di versi, Tristia. Negli anni Venti pubblica anche alcune prose, come Feodosia e Il rumore del tempo (1925) e alcuni saggi di poetica (Sulla poesia, 1928).

Studioso dell’età classica, Mandel’štam conosce perfettamente, tra le altre, la lingua italiana, benché le circostanze della sua vita non gli permettano mai di visitare il nostro paese; dantista raffinato, dedica alla Commedia uno dei saggi più originali del Novecento: la Conversazione su Dante (1933). Mai allineato con il regime, nel 1933 compone il famoso Epigramma a Stalin, che gli vale il confino, l’impossibilità di lavorare e, in seguito, la deportazione in Siberia: qui, ormai malato, muore nel 1938 nel campo di transito di Vtoraja rečka.