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Boris Pasternak

«Non pubblicare un romanzo come questo costituisce un crimine contro la cultura».

Pietro Zveteremich, scheda di lettura de Il dottor Živago per l’editore Feltrinelli, maggio 1956

Boris Pasternak negli anni Cinquanta

La vicenda della pubblicazione del grande romanzo di Boris Pasternak presso Feltrinelli è, allo stesso tempo, un capitolo fondamentale della storia editoriale italiana, una pagina di storia dei rapporti tra Europa occidentale e Unione sovietica e un «caso diplomatico». Il manoscritto del libro viene consegnato a Giangiacomo Feltrinelli a Berlino, nel ’56, dalle mani di Sergio D’Angelo, direttore della libreria del PCI a Roma. D’Angelo, che è a Mosca su incarico del partito, lavora come talent scout per Feltrinelli; ha sentito parlare del manoscritto, rifiutato da Novij Mir e da altre riviste e case editrici in quanto «ideologicamente inaccettabile», e ha ottenuto un appuntamento con Pasternak.

Durante l’incontro, lo scrittore, consapevole del fatto che molto difficilmente il suo libro sarà pubblicato in Urss, consegna una copia del manoscritto a D’Angelo. Il 13 giugno 1956 Feltrinelli manda una lettera a Pasternak con una proposta di contratto per l’edizione italiana, alla quale l’autore risponde positivamente. Entrambi, Feltrinelli e Pasternak, sono consapevoli dei rischi che corrono pubblicando un libro antisovietico fuori dall’Urss: per Feltrinelli la cosa può significare interrompere i buoni rapporti con Mosca e con il Partito comunista italiano; per l’autore, invece, esiste la possibilità di un’interdizione a pubblicare, quella dell’esilio, addirittura dell’arresto.

«L’accordo tra me e Pasternak era che mi sarei assunto tutta la responsabilità per la pubblicazione, per dare così all’autore una protezione di fronte alle autorità sovietiche».

Giangiacomo Feltrinelli, 1970

A Mosca, la notizia degli accordi tra lo scrittore e l’editore italiano è ormai cosa nota. Il Partito comunista considera la pubblicazione del libro «un colpo contro la rivoluzione», ma ormai Feltrinelli è deciso a pubblicarlo in esclusiva mondiale. Così, la prima edizione mondiale del capolavoro dello scrittore russo non avverrà nella lingua in cui il libro è stato scritto, ma in italiano, grazie all’intraprendenza di un editore milanese la cui casa editrice ha pochi anni di vita.

Il 23 novembre 1957 Il dottor Živago, tradotto da Zveteremich, è nelle librerie italiane; ed è subito un successo. Oltre alle numerose ristampe, il romanzo viene presto tradotto in Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti.

In seguito alla pubblicazione del romanzo, Pasternak viene attaccato dall’Unione degli Scrittori dell’Urss; la “Literaturnaja gazeta” apre una rubrica dove raccoglie lettere indignate di lettori che – benché non possano aver letto il libro – insultano Pasternak come nemico dell’Unione sovietica. Pasternak, di fatto, vivrà isolato fino alla morte. Nel 1958, grazie al romanzo, Pasternak vince il premio Nobel per la letteratura. Le autorità sovietiche lo costringono a rinunciare al premio, pena l’impossibilità di rientrare in patria.

 

Scheda biografica

Figlio di Leonid, celebre pittore post-impressionista, e della pianista Rozalija Kaufman, Boris Leonidovič Pasternak nasce a Mosca nel 1890. Casa Pasternak è aperta a molti esponenti della cultura russa ed europea dell’epoca: frequentano il salotto del padre, tra gli altri, i pittori Levitan e Nesterov, il compositore Skrjabin e Rainer Maria Rilke, che Boris conosce a dieci anni e la cui aura giocherà un ruolo decisivo nella formazione intellettuale del giovane. I Pasternak sono amici anche di Tolstoj: padre e figlio, nel 1910, correranno al capezzale del conte per l’ultimo saluto, alla stazione di Astapovo.

Boris studia composizione al Conservatorio di Mosca e si iscrive all’Università per seguire dei corsi di filologia. Si laurea però in filosofia, e parte per la Germania dove, all’Università di Marburgo, segue i seminari del neokantiano Hermann Cohen. All’inizio degli anni Dieci matura in lui la decisione di dedicarsi a tempo pieno all’attività di poeta: frequenta i circoli simbolisti moscoviti e conosce alcuni dei poeti più importanti del Novecento russo, tra cui Osip Mandel’štam, Anna Achmatova e Vladimir Majakovskij. Pubblica nel 1914 la sua prima raccolta di poesie, Il gemello tra le nuvole, cui seguiranno molte sillogi e raccolte, la più celebre delle quali Mia sorella la vita, è del 1922. Nello stesso anno si sposa. Pasternak si definisce poeta, ma sono molti i suoi lavori in prosa – spesso scritti con piglio autobiografico – che segnano la sua carriera di scrittore:L’infanzia di Ženja Ljuvers, scritto nel 1918 e Il salvacondotto, 1931.

In seguito all’Ottobre, la sua famiglia emigra a Berlino. Pasternak decide di rimanere in Russia, nonostante i suoi rapporti con il nuovo potere siano tutt’altro che facili. Dal 1936 decide di ritirarsi da Mosca e si trasferisce, pressoché stabilmente, in una dacia a Peredelkino, un villaggio alle porte della capitale. Qui, nel 1946 inizia la stesura della sua opera più celebre e importante: Il dottor Živago. Impossibile da pubblicare in Unione Sovietica, l’opera viene pubblicata nel 1957 a Milano, presso l’editore Feltrinelli, dando vita a un “caso” internazionale. Nel 1958 Pasternak vince il Nobel per la letteratura, ma le autorità sovietiche non gli consentiranno di ritirare il premio. Boris Pasternak muore a Peredelkino nel 1960.