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Aleksandr Benois

Da sinistra: Aleksandr Benois seduto, in vestaglia, nella mano sinistra un disegno. Gli sono accanto Nicola Benois e Aurel Milloss, anche loro con dei fogli in meno. La fotografia è senza data, ma si può ipotizzare che risalga al 1952, anno in cui viene rappresentata alla Scala l’edizione di Petruška (31 dicembre) con scene e costumi di Aleksandr Benois, Nicola Benois direttore dell’allestimento scenico, coreografia di Aurelio Milloss, dirige Igor’ Stravinskij. (Archivio della Biblioteca “Livia Simoni” del Museo Teatrale alla Scala).

Grazie al ritorno in Italia dei Ballets russes, nel 1920 il pubblico milanese assiste  per la prima volta alla rappresentazione di Petruška di Igor’ Stravinskij nell’allestimento scenico di Aleksandr Benois, che riscuote un grandioso successo. All’epoca appare come una vera e propria novità la scelta dell’artista di rielaborare uno stilema proprio del teatro rinascimentale italiano, racchiudendo in una cornice di proscenio blu, abbellita da finte finestre con arabeschi rossi e verdi, i quadri costituiti da scene dipinte che si susseguono nel corso del balletto: la piazza con i balagany, i teatrini delle fiere, tipici divertimenti della Pietroburgo nel XIX secolo, organizzati in occasione del carnevale e della Pasqua, la stanza di Petruška, e infine la piazza immersa nelle tenebre e animata da una folla scatenata. La cornice crea l’impressione di uno spettacolo nello spettacolo evidenziando al massimo la teatralità, la convenzionalità della rappresentazione.  Benois tratteggia bozzetti e costumi ispirandosi ai ricordi d’infanzia, e ai lubki, i quadretti popolari  del XVIII secolo. A partire dal 1926, Petruška viene frequentemente riproposto alla Scala; va ricordata, in particolare, la rappresentazione del 1952 con la coreografia di Aurelio Milloss e la direzione di Stravinskij. Nel corso degli anni Benois rielabora più volte l’allestimento originale predisposto per i Balletts russes, ma sempre mantenendo l’idea della cornice e delle scene in mutamento.

Preceduta da ripetuti annunci apparsi nella rubrica teatrale del Corriere della Sera, tra febbraio e marzo del 1929 sbarca alla Scala la compagnia del balletto di Ida Rubinštein per riproporre, nell’edizione dell’Opéra di Parigi, una serie di spettacoli nati dalla collaborazione di professionisti di primo piano quali Bronislava Nižinskaja e Léonide Massine. Le scene e i costumi sono affidati ad Aleksandr Benois che, oltre a rivestire il ruolo di scenografo ufficiale, collabora con la Rubinštein  alla programmazione del repertorio, si occupa della realizzazione scenica dei balletti, talvolta ne ispira lui stesso i soggetti come per La Bien-aimée di Schubert e Liszt e Il bacio della fata di Igor’ Stravinskij. Il pubblico milanese è  ammaliato dalle scene del balletto La Principessa Cigno, soggetto ripreso dalla fiaba di Puškin Zar’ Saltan, su musica di Rimskij Korsakov, che Aleksandr Benois e Bronislava Nižinskaja realizzano, ispirandosi allo stile delle fiabe illustrate di altri tempi.

La prima italiana dello Schiaccianoci, andato in scena il 19 febbraio 1938 con la coreografia di Margherita Froman e l’allestimento scenico di Nicola Benois, segna il ritorno al teatro alla Scala di Aleksandr Benois e dà l’avvio a un sodalizio tra padre e figlio che continuerà per diversi anni e li vedrà impegnati nella realizzazione di molte opere e balletti sulla scena scaligera. Il pittore scenografo è particolarmente coinvolto dall’allestimento dello Schiaccianoci, come emerge dalla puntuale corrispondenza con il figlio, in cui espone la propria interpretazione del balletto, che ritiene aderisca perfettamente all’immagine delineatasi nella sua mente fin dal 1892, quando aveva assistito alla prima rappresentazione del balletto di Čajkovskij al Teatro Marinskij di Pietroburgo.

Tra il 1947 e il 1957 Aleksandr Benois realizza per la Scala più di venti spettacoli  dove, indifferente alle innovazioni ad effetto, persegue nei bozzetti e nei figurini  la ricerca di una fusione armonica dei colori e delle forme con la musica, convinto che le scene debbano riflettere nello stile pittorico lo stile musicale.  Il critico Carlo Enrico Rava considera fondamentale il contributo dato da Benois al superamento del gusto “veristico” alquanto convenzionale attraverso un recupero delle tradizioni della scenografia sei-settecentesca e romantica, soprattutto sul piano coloristico (cf. C. E. Rava Prefazione al Catalogo Mostra di scenografia : collezioni del Museo teatrale e del Teatro alla Scala : 6 marzo-6 aprile 1965, Milano 1965, p.5-13). Memorabili sono gli allestimenti di Falstaff (1948-49), del Trovatore (1948-49), del Ballo in maschera (1948), della Traviata (1952-53), del Rigoletto (1953-54), in cui il pittore scenografo ha ricreato in immagini visive e plastiche la chiarezza e la semplicità delle immagini musicali di Verdi.  Un principio estetico che emerge nelle scene dell’ Eugenio Onjegin (1954), dove Aleksandr Benois, con la rievocazione di panorami campestri e architetture del primo Ottocento,  dà forma all’interpretazione musicale del capolavoro puškiniano ad opera di Čajkovski, creando quadri sottilmente romantici. Il medesimo stile si riconosce nei bozzetti e figurini del Lago dei cigni, realizzati da Aleksandr Benois per la scena scaligera nel 1949 e riproposti in seguito in diverse edizioni. Famosa quella del 1961 con gli interpreti del Teatro Bolšoj, tra i quali spiccava un’eccezionale Majja Pliseckaja al suo esordio sulla scena italiana.

Aleksandr Benois e Sergej Diagilev alla stazione di Montecarlo, nel gennaio 1924. Fotografia scattata da Alice Nikitina – ballerina, cantante, insegnante di danza (Pietroburgo 1909 – Montecarlo - Monaco 1978).

Scheda biografica

Pittore, scenografo, grafico, critico d’arte, Aleksandr Benois nasce a Pietroburgo il 21 aprile (3 maggio) 1870 in una nota  famiglia di artisti e architetti. Nel 1898 è tra i fondatori del movimento artistico del “Mir iskusstva” e dell’omonima rivista, promotrice di un’estetica fondata sull’idea della sintesi delle arti e del recupero delle epoche passate, attraverso dettagli raffinati di uno stile di vita di altri tempi, riprodotto nelle sue manifestazioni esteriori, nell’architettura, nei costumi, nella teatralizzazione tipica dei diversi cerimoniali di corte, un’estetica contrastante con l’accademismo e con la pittura di impianto realistico dei pittori “ambulanti” allora in voga.

La cultura del tempo, orientata alla teatralità, stimola ricerche inedite in campo scenografico; Aleksandr Benois delinea i fondamenti teorici specifici di un’arte scenografica, concepita come quasi a se stante all’interno della sfera pittorica. Influenzato dalla concezione wagneriane di opera totale (Gesamtkunstwerk), egli elabora insieme a Djagilev, il noto impresario, inventore dei Ballets russes, un’idea di spettacolo musicale, di opera lirica, ma soprattutto di balletto, in cui si realizza una perfetta sintesi degli elementi musicali, coreografici, drammatici e pittorici. Esordisce  come scenografo con l’allestimento del Crepuscolo degli Dei di R. Wagner nel 1902 per il Teatro Marijnskij; nel 1907 firma libretto, scene, costumi e regia del balletto Pavil’on Armidy (Le Pavillon d’Armide), musicato da N. Čerepnin e con la coreografia di Fokin, balletto che nel 1909 inaugura a Parigi la stagione dei famosi Ballets russes di Diagilev (1909-1929), di cui Benois è per breve tempo direttore artistico.

Collabora con il compositore Igor’ Stravinskij alla realizzazione di  Petrushka, disegnando scene e costumi per la  prima rappresentazione assoluta  del 13 giugno 1911 al Théâtre Châtelet, a Parigi.

Nel marzo 1917 Benois è fra gli organizzatori della Commissione per la conservazione dei capolavori artistici e viene nominato direttore della pinacoteca dell’ Ermitage. Dal 1919 al 1923 lavora quasi sempre a Pietroburgo come  pittore e grafico.

Tra il 1923 e il 1926 Aleksandr Benois alterna le proprie collaborazioni tra la Francia (Parigi e Montecarlo) e la Russia.

Nel 1926 si stabilisce a Parigi senza tuttavia abbandonare l’idea di ritornare in tempi brevi in Russia. Soltanto nel 1930, quando viene licenziato dall’Ermitage, è costretto ad accettare la condizione di esule. Dal 1927 al 1934 collabora con Ida Rubinstein, realizzando numerosi spettacoli all’Opéra di Parigi.

Presente sulle scena milanese fin dagli anni Venti con l’allestimento di numerosi balletti, tra cui Petrushka di Igor’ Stravinskij rappresentato al Teatro Lirico di Milano nel 1920 con la coreografia di Michail Fokin, e riproposto nel 1926 alla Scala con la coreografia di Boris Romanov, dal 1938 inizia un’intensa collaborazione con la Scala che si conclude nel 1957.

Nel 1955 partecipa insieme ai figli Nicola e Elena Benois-Clément alla Mostra dei Benois, organizzata alla Villa comunale dell’Olmo di Como, dove vengono esposte numerose opere di scenografia e di pittura.

Dopo la sua morte, avvenuta a Parigi nel 1960,  viene ricordato con diverse mostre organizzate al Teatro alla Scala: Mostra commemorativa di Alessandro Benois. Ridotto del Teatro alla Scala, maggio-giugno 1960; Alexandre Benois, il classico della rivoluzione 1870-1970. Museo Teatrale alla Scala, 28.11.1970 – 10. 1.1971. Mostra organizzata in occasione del centenario dalla nascita; I Benois al Teatro alla Scala, Mostra seconda. Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala, Milano 1988.

 

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