Teodoro Brenson
(Fedor Brenson)
L’arte di Teodoro Brenson, che nel gennaio 1927 espone alla Galleria Pesaro di via Manzoni una serie di acqueforti e disegni in bianco e nero raffiguranti Roma, Napoli, Venezia, Assisi e i dintorni di Firenze, è un’arte profondamente legata all’Italia, sia nei soggetti che nelle tecniche compositive. Il collegamento che Pavel Muratov, nell’introduzione al catalogo della mostra del 1927, stabilisce tra l’arte di Brenson e la tradizione pittorica paesista italiana viene ripreso dalla critica: Dino Bonardi ravvisa in Brenson la diretta influenza di Giovanni Battista Piranesi (D. B., Le mostre di pittura a Milano. Un maestro, una donna, uno straniero, in “Il Secolo”, 19 gennaio 1927), mentre Carrà lo definisce un “simpatico temperamento di italianizzante”, lodevole per il carattere poetico delle sue composizioni solide e ben architettate.
La Mostra dei disegni e delle acqueforti del pittore russo Teodoro Brenson, ordinata dalla Galleria Pesaro, è un fatto realmente ammirevole anche dal punto di vista della probità artistica. A differenza di molti altri bianconeristi, il Brenson nulla sacrifica al mal gusto corrente, nulla al cosiddetto pezzo grazioso, nulla alla pretesa piacevolezza dell’aneddoto. (C. Carrà, Mostre milanesi. Vecchio e nuovo, in “L’Ambrosiano”, 22 gennaio 1927, p. 3)
L’arte di Brenson riceverà molti consensi anche in occasione della sua personale presso la Galleria Tre Arti di Milano nell’aprile del 1933.
Scheda biografica
Nato a Riga nel 1893, nel 1924 giunge in Italia, a Roma. Qui si fa apprezzare come incisore e illustratore e si dedica con passione al ritratto del paesaggio italiano, in particolare di Roma, Firenze, Genova e di molte località della Calabria: cinquanta disegni dedicati a questa regione vengono raccolti dall’editore fiorentino Vallecchi in Visioni di Calabria (1929). Negli anni Trenta è residente a Parigi e nel 1941 si sposta negli Stati Uniti, dove espone in diverse mostre e si dedica all’attività accademica. Muore, nel New Hampshire, nel 1959.