L’albergo dei poveri (I bassifondi)
autore: Massimo Gorki (Maksim Gor’kij)
regia: Virgilio Talli
luogo e anno: Milano, Teatro Manzoni, 1905
Nell’ottobre 1905, a distanza di pochi giorni, Eleonora Duse porta in scena L’albergo dei poveri di Gor’kij al Théâtre de l’Œuvre di Parigi con la compagnia di Aurelien Lugné-Poe e al Teatro Manzoni di Milano con la compagnia Talli-Gramatica-Calabresi. Si tratta dell’unica opera di autore russo (nota anche con il titolo I bassifondi) che riesce a includere nel suo repertorio; il suo lavoro sul copione italiano si rivela però non semplice, a causa di una traduzione approssimativa.
Il 23 ottobre 1905 Eleonora Duse porta in scena L’albergo dei poveri di Gor’kij al Théâtre de l’Œuvre di Parigi, con la compagnia di Aurelien Lugné-Poe: “ospite di riguardo in visita”, recita in italiano nel ruolo di Vasilisa – tenutaria di uno squallido dormitorio notturno –, mentre il resto della troupe recita in francese. Il dramma è stato scrupolosamente tradotto da Elie Halpérine-Kaminsky, con il quale la Duse entra in contatto. Nataša, mite sorella minore della perfida Vasilisa, è interpretata da Suzanne Desprès. Lo spettacolo ottiene il consenso della critica, e l’incasso consente di riequilibrare il bilancio della stagione del teatro: ignorando le proteste della direzione, la Duse chiede di essere compensata come un’umile comparsa, dimostrando ancora una volta grande umanità e sensibilità.
Dopo soli cinque giorni, il 28 ottobre 1905, il lavoro viene nuovamente allestito al Teatro Manzoni di Milano con la compagnia Talli-Gramatica-Calabresi. Il suo lavoro sul copione italiano si rivela però non semplice, a causa di una traduzione approssimativa. Il 5 novembre 1905 “Il Marzocco” pubblica un articolo di Gaio (pseudonimo di Adolfo Orvieto) sugli allestimenti al Théâtre de l’Œuvre e al Teatro Manzoni: spettatore sia a Parigi che a Milano, egli ritiene che “la differenza rimane sensibile e veramente significativa”.
Eleonora Duse si è unita alla troupe dell’«Œuvre» per rappresentare l’Albergo dei poveri: ed ha recitato in italiano fra attori ed attrici che recitavano in francese. Fu insomma, come ebbe a notare il giorno dopo una gazzetta parigina, il trionfo del cosmopolitismo: un lavoro russo rappresentato in italiano e in francese davanti ad un pubblico affollatissimo, nel quale gli inglesi e gli americani costituivano un nucleo non trascurabile. (…) Provatevi a persuadere un nostro attore che per rappresentare un personaggio di Gorki deve prima foggiarsi un’anima russa. Vi domanderà con sgomento se siete inquilino di un albergo di pazzi invece che di un albergo di poveri. D’altra parte, degli usi russi, della vita russa, dei caratteri russi egli tutto ignora coscienziosamente e tutto vuole ignorare. Gli hanno dato una traduzione libera, preventivamente adattata al gusto paesano e su quella è felicissimo di lavorare di fantasia, togliendo ciò che egli giudica troppo e vano, aggiungendo effetti che gli sembrano felici. Il suo processo psicologico è semplicissimo. Seguendo le indicazioni della parte egli cerca e trova il corrispondente italiano: salvo poi a svolgerlo secondo il suo istinto gli detta. In tal modo la baruffa di un albergo dei poveri russo può diventare nelle sonorità caratteristiche e nelle vivacità del gesto una zuffa di camorristi del fondaco napoletano, a Basso Porto o a Mercato.
Gaio, Dall’Œuvre al Manzoni (Due edizioni dell’«Albergo dei poveri»), in “Il Marzocco”, 5 novembre 1905.
Dopo l’allestimento milanese, la Duse – ricorda Talli – avrebbe voluto portare ancora in scena il dramma di Gor’kij, interpretando non più il ruolo di Vasilisa ma quello di Anna.