Il tricorno (El sombrero de tres picos)
Nel 1934, Milano e il Teatro alla Scala fecero un nuovo passo in avanti nel progetto teso a valorizzare la componente musicale nello spettacolo di danza con la prima rappresentazione di Il tricorno di Manuel De Falla. La soleggiata coreografia buffa, creata per i Ballets Russes di Sergej Djagilev da Léonide Massine, con le scene e i costumi di Picasso e su libretto di Martinez Serra, iniziò il suo fortunato cammino scaligero non nell’originale edizione diaghileviana, bensì in una versione di Lizzie Maudrick, con Attilia Radice nel ruolo della Mugnaia e Alexander von Swaine come suo partner. Al Palazzetto dello Sport di Milano, nell’estate 1946, mentre fervevano i lavori per completare il ripristino della Scala distrutta dalle bombe, Il tricorno si riaffacciò nella versione di Aurelio Milloss con scene di Nicola Benois, sul podio Francesco Molinari Pradelli.
Solo cinque anni dopo, nel dicembre 1951, il pubblico poté ammirare lo stesso balletto che aveva debuttato all’Alhambra Theatre di Londra il 22 luglio 1919, con Tamara Karsavina, lo stesso Massine e Léon Woizikowskij. Naturalmente gli interpreti erano ormai diversi, tutti italiani, ma sotto la guida sicura di Léonide Massine in persona. Il quale non volle certo riprendere anche a danzare quel ruolo protagonista del Mugnaio, che gli aveva dato grande fama. In specie quando si slanciava nella farruca finale, appresa in Andalusia da Felix, un vero gitano, ma stilizzata come tutte le danze spagnoleggianti della riuscita creazione.
Incentrata sulle buffe profferte amorose di un ricco vegliardo incapricciatosi di una figlia del popolo, una Mugnaia, appunto, e sul rozzo tentativo di sbarazzarsi del marito di lei per meglio corteggiarla, la storia – tratta da Martinez Serra da una pièce settecentesca El sombrero de Tres Picos di Pedro Antonio de Alarcon -, veniva meravigliosamente restituita da un’azione movimentata e piena di humour, e dalla ricchezza e varietà dei costumi. Quanto al décor picassiano, divorato dal solleone, fece anche del palcoscenico scaligero il luogo ideale ove poter manifestare tutta l’ardente passione di Spagna, soprattutto quando nel gennaio 1953 (dopo una replica nell’agosto dell’anno precedente) furono Antonio e Mariemma, due eminenti danzatori ispanici a indossare i panni principali. Senza prendere parte alla ripresa successiva del settembre 1953, il solo Antonio ricomparve, ma accanto a Segovia, un’altra danzatrice spagnola, nel dicembre 1953.
In seguito, Il tricorno fu allestito nel luglio 1959 per poter partecipare anche a due tournèe: in Umbria e dopo l’apparizione scaligera dell’aprile 1960, in Emilia-Romagna.
Nessun cambiamento se non della bacchetta sul podio, nella recita del gennaio 1965, dimostrando come la versatilità e l’incandescenza sentimentale di un moscovita come Massine potessero creare, senza reticenze o artifici posticci, ambienti attraversati dalle urla degli “olé”, dai rumori delle nacchere dietro il fondale, e danze spagnole così fresche da non rendere la trama in alcun modo posticcia. (Ma.Gu.)