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Beriozka

Nei venti e più anni di attività ballettistica del dopoguerra, il Teatro alla Scala ha rappresentato la ribalta delle maggiori stelle del balletto internazionale. Ha ospitato – come scrive Luigi Rossi, critico e storico, in “1778-1970 Il Ballo alla Scala” –  prestigiose compagnie straniere “senza grette preclusioni anche per i complessi non strettamente accademici – ma sempre comunque ad alto livello – come il Beriozka, il Mossev (meglio noto come Moisseiev), le compagnie spagnole di Antonio e di Mariemma”. I risultati non sono mancati e il pubblico è andato gradualmente riaccostandosi al balletto, in misura sempre più sensibile, tanto da giustificare spettacoli estivi e stagioni d’autunno.
Ed è proprio nel giugno 1961 che fa la sua apparizione sul palcoscenico del Piermarini lo spettacolo di danze della Compagnia di Stato dell’URSS Beriozka. La data segna l’inizio di una lunga frequentazione dei palcoscenici italiani da parte dell’ensamble sovietico che oltre che alla Scala – dove tornò nel 1965 – la portò in altri teatri di Milano e dintorni.
Beriozka, tuttora attivo tra i gruppi folkloristici russi, nacque a Mosca nel 1948 con la  particolarità di essere un gruppo tutto femminile. La sua fondatrice, Nadežda  Sergeevna Nadeždina, nata a Pietroburgo nel 1908 e scomparsa a Mosca nel 1979, aveva studiato alla Scuola coreografica di Leningrado e aveva fatto parte del Balletto del Bol’šoj, diventando una famosa ballerina di carattere. Ritiratasi molto presto dalle scene, si dedicò a coreografie per music hall e  gruppi amatoriali sino a che non fondò la sua compagnia, Beriozka appunto,  insignita di numerosi premi e riconoscimenti in virtù della perfezione tecnica e coreografica e del serio approfondimento culturale delle tradizioni folkloristiche russe.
Dopo la scomparsa della Nadeždina, Beriozka passò sotto la guida di una sua allieva, Mira Kolcova. La futura direttrice figurava anche nel folto gruppo che aveva infervorato il pubblico scaligero con la propria grazia ed eleganza, esaltate dai preziosi costumi di Liubov’ Silič.
Molte le danze in programma nelle tre recite scaligere. Per prima proprio la Beriozka, la “betulla” dalla quale il gruppo prende il nome: un girotondo a passi talmente brevi e rapidi da suscitare l’impressione di vedere sul palcoscenico delle pattinatrici, piuttosto che delle ballerine. Poi la Vorotza (“Cancelli”), ancora un girotondo, la Prialitza, seguita da Po odnoi  polovitse, quadriglia siberiana “sul pavimento”, da Devicia liriceskaia (Lirica di fanciulle), Karusel (Carosello) e Devicii pereplias (Danza di fanciulle). Poi Danza russa con fazzoletto, Addio al Carnevale,  Antico valzer russo, ancora dedicato alle betulle e alcune scenette pittoresche (Al pozzo, Polka nei dintorni di Mosca, Lo scavo, Girotondo primaverile, L’amichetta, La padroncina), un assolo di armonica; infine, con  tutta la compagnia impegnata in Alla fiera d’autunno, si completava lo spettacolo.
Nel 1965 le incantevoli interpreti, uguali nel portamento, nel fisico filiforme e nell’altezza, apportarono poche variazioni al loro spettacolo, introducendo la quadriglia La catenella e sostituendo talune scenette con I celibi, La neve, La troika, Le filatrici, I buffoni, I cigni e Ricordi della Russia.

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