Capriccio spagnolo
Il 31 dicembre 1952 il coreografo Léonide Massine, ormai di casa alla Scala, provvide alla messinscena milanese di Capriccio spagnolo, un fortunato balletto in un atto da lui creato in collaborazione con la ballerina Encarnación López Júlvez , detta La Argentinita. Il titolo aveva debuttato il 4 maggio 1939 a Montecarlo con la compagnia di casa, il Ballet Russe de Monte-Carlo diretto dal Colonnello de Basil su musica di Nikolaj Rimsky- Korsakov.
Giunto alla Scala, Capriccio spagnolo mutò allestimento – scene e costumi furono affidati a Nicola Benois – e interpreti, Luciana Novaro in coppia con Massine stesso. Nel secondo cast i due ruoli principali furono assegnati ad Antonio e Mariemma, due apprezzati danzatori spagnoli, protagonisti proprio nel Tricorno scaligero di Massine e de Falla. La coreografia, senza sviluppo narrativo, rimase invece quella del debutto monegasco, con le sue cinque danze che si susseguono come in un divertissement di atmosfera iberica: “un balletto sulla Spagna, piuttosto che un balletto spagnolo”, scrisse George Balanchine.
Tutto ha inizio con una danza chiamata alborada, una serenata mattutina; ci troviamo nella piazza di un piccolo borgo spagnolo i cui abitanti si preparano a festeggiare. La musica è forte, l’orchestrazione colorata e i ragazzi del villaggio danzano con abbandono quasi selvaggio. Ben presto si aggiunge un gruppo di ragazze, ma queste invece di accoppiarsi con i coetanei cercano uomini più maturi, ben sapendo che l’esperienza di costoro può meglio apprezzare il loro fascino femminile. La musica s’ingentilisce, senza escludere esplosioni di crescendo e introduce il secondo tema musicale. Indi si ripete il terzo movimento e sono ancora i ragazzi a danzare.
Molto applaudito, Capriccio spagnolo fu ripreso subito, nel settembre e nell’ottobre 1952 (con la coppia Luciana Novaro e Ugo Dell’Ara), nel dicembre 1953 (con Rosita Segovia, un’altra danzatrice spagnola, per il secondo cast). Ancora in dicembre, ma un anno dopo, nel 1954, Massine tornò a danzare con la Novaro, mentre a distanza di tre anni, nel dicembre e nel giugno 1957, la coppia protagonista tornò ad essere tutta italiana (Gilda Majocchi e Mario Pistoni). Proprio come nelle sette recite del settembre 1965 (Elettra Morini e Walter Venditti) che non esaurirono il successo del balletto, in scena a vari intervalli sino al luglio 1973. Sul podio, molti direttori: da Sonzogno a Rosada, da Curiel a Gatto, sino a Enrico De Mori.