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Contes Russes

La creazione di Contes Russes, o Racconti russi, avvenne a Roma, nel 1917, con il conseguente debutto al Teatro Costanzi di Roma. Léonide Massine, da poco divenuto coreografo ufficiale della compagnia, vi presentò quattro cosiddette “miniature coreografiche”, di cui una, Kikimora, o la “Strega verde della foresta”, aveva già ottenuto un vivo successo a San Sebastian, in Spagna.
Nel 1920 la miniatura  giunse al Teatro Lirico di Milano, danzata da Lydia Sokolova, accanto a Bora Korolévitch, storia del leggendario eroe russo interpretato dallo stesso Massine, a Baba-Yaga, apparizione di una sorta di orchessa (Nicholas Kremnev, en travesti) dal potere malefico; vi comparivano anche la ronda campagnola Khorovode e La Princesse Cygne, episodio tratto da Lo zar Saltan, a sua volta espunto dalla leggenda di Puškin, con al centro Lubov Thernicheva.
Dunque i “racconti russi” non erano più quattro ma cinque, con modifiche e cambiamenti (il debutto romano di Contes russes contemplava la leggenda natalizia ucraina Koliada-Maleda, ma non Khorovode e La Princesse Cygne) apportati da Massine, nel 1919, durante la tournée londinese al Coliseum Theatre.
Il Corriere, il 30 marzo 1920, così raccontava lo spettacolo ai sui lettori:

“Inserendo nei loro programmi un nuovo ballet per sera, gli spettacoli coreografici russi intensificano il successo artistico. Domenica alla burlesca e tormentata Petruchka vennero sostituiti i Racconti russi di soggetto altrettanto parodistico e popolaresco e non meno interessanti nella parte musicale che, tra ritmi chiassosi e vivaci colori fonici che fan degno riscontro agli iperbolici scenari di Larianow, insinua frequenti motivi delicati e patetici. La serie di favole e parodie festose immaginate de Massine, a volte ingenue, a volte deliziosamente buffe, spesso con accenti epici che finiscono in vaste risate collettive, si adatta egregiamente alla musica di Liadow, nota ai cultori di pianoforte, ricca ma non esuberante, mutevole, con improvvisi, penosi accoramenti.”
Positivo anche il giudizio del critico dell’Avanti: se trova il soggetto “grossolano”, è entusiasta della maestria del danzatori. “(…) Se i Racconti russi recano una loro impronta etnica, e sono perciò interessanti come espressione del sentimento popolare russo, non presentano però né come figurazione coreografica, né come concezione fiabesca, una grande attrattiva. Sono troppo rozzi e puerili per acquistar fascino d’arte. (…) Resta l’interpretazione mimica e plastica che è sempre meravigliosa. La Carniceva – principessa Cigno – ha nei suoi gesti e nei suoi abbandoni la morbidezza e la grazia del cigno Leda: Massine rende la figura del guerriero liberatore con un senso caricaturale di marionetta animata piena di comicità e di souplesse. E le danze russe, veramente caratteristiche queste, animano il quadro colla loro pulsante e rumorosa vivacità.”.

L.G., Ma.Gu.