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Fantasmi al Grand Hotel

Con Fantasmi al Grand Hotel, balletto in un atto presentato l’11 febbraio 1960 al Teatro alla Scala, si stava per concludere la parabola creativa di Léonide Massine (vedi scheda) sul grande palcoscenico del Piermarini. Nel 1963 il coreografo russo avrebbe infatti firmato ancora una breve coreografia, Danze dall’Arlesiana, su musica di Georges Bizet (interpreti Tilde Baroni, Vera Colombo, Antonio Di Giovanni, Elettra Morini, Ercole Oriani, Luigi Sironi), per poi dedicarsi ad allestimenti in Europa e nel mondo.

Fantasmi al Grand Hotel nacque da un’idea della Prima ballerina Luciana Novaro e dalla sua collaborazione con lo scrittore Dino Buzzati e con il compositore Luciano Chailly. A Massine fu richiesto, oltre alla coreografia, anche l’adattamento del libretto, che narrava di una ragazza di provincia attratta dalla città e in cerca di fortuna. Il destino sfacciato la mette però nelle mani di un gruppo di gangster che ha il suo quartier generale all’hotel. Uno sconosciuto vorrebbe proteggerla. Lei si trasforma in una donna raffinata ed elegante. Nel corso di un conflitto in cui la banda è sgominata e il capo dei gangster viene ucciso, la ragazza, trovata accanto al cadavere, viene arrestata, processata e pure condannata. Lo sconosciuto riesce però a liberarla. I due tornano all’hotel in rovina, e decidono di cambiare vita, allontanandosi dagli intrighi malavitosi.

Felice momento di collaborazione tra lo scritture bellunese, che firmò anche le scene e i costumi del balletto, e il compositore Chailly, Fantasmi al Grand Hotel si distinse per il taglio quasi cinematografico della coreografia e per la vivacità della musica, ricca di elementi jazzistici e di effetti elettronici. Degni interpreti della pièce – da qualcuno considerata “surreale” –  mentre invece fotografava uno spaccato di vita sociale ai tempi molto abituale, furono Carla Fracci (Lei), Mario Pistoni (L’innamorato, ovvero lo sconosciuto), Amedeo Amodio (il  Capo dei gangster) e Carmen Puthod (la Vedette). Dopo le sette recite del cartellone in cui la Fracci fu sostituita, per alcune rappresentazioni, da Elettra Morini, il balletto non fu riproposto, ma resta a testimonianza di nuove e interessanti liaison tra balletto, letteratura e cinema, che ebbero popolarità crescente dagli anni Sessanta in poi.

 

Ma. Gu.