Pittori russi in Canton Ticino
Nelle memorie del pittore Aleksandr Benois la Svizzera italiana e l’Italia sono strettamente collegate. Fin dal suo primo soggiorno nel Ticinese, nel 1908, Benois preferisce alla Val d’Intelvi, allora non ancora organizzata per accogliere il turismo, una sistemazione nella Svizzera Italiana, da dove con tutta la famiglia parte per gite oltre confine. Visita Saronno e il Sacromonte di Varallo, talvolta si spinge fino a Brescia, a Milano, a Ravenna, a Firenze.
La villeggiatura in Svizzera comporta un vero e proprio trasloco per i Benois che viaggiano con la servitù al seguito: ogni estate affittano tre vagoni ferroviari su cui caricano tutto l’occorrente per il soggiorno che si protrae per tre o quattro mesi. La prima estate trovano alloggio a Castagnola, in una poetica pensione “Ville du Midi”, proprio sulle rive del Lago di Lugano (01), e poi a Sorengo sul Lago di Muzzano, mentre dal 1910 al 1913 prendono in affitto la Casa Camuzzi a Montagnola (02), divenuta in seguito famosa per aver ospitato, per più di dieci anni (1919-1931), lo scrittore Hermann Hesse. Casa Camuzzi (03), simile a un piccolo castello, è frutto del lavoro di un gruppo di architetti ticinesi che operarono, tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, alla corte di San Pietroburgo. Benois è affascinato dall’elegante villa e dall’ampia scalinata scenografica che scende verso il giardino. Si sente pienamente a suo agio in quel castelletto, la cui architettura ricorda le dimore pietroburghesi della metà dell’Ottocento, arredato con una comoda mobilia antiquata dall’aria familiare. Nel 1911 anche il pittore Mstislav Dobužinskij soggiorna dai Benois a Montagnola in attesa di iniziare il suo viaggio per l’Italia. Nel 1913 la pittrice Ostroumova-Lebedeva, grande amica di Aleksandr Benois, trascorre un mese a Montagnola. Dinanzi alla bellezza del paesaggio rimane sbalordita: gli appare come una meravigliosa féeri. Anche Benois è incantato dalla varietà dei paesaggi, dai boschetti fitti e ombreggiati, dalle montagne, enormi,verdeggianti, azzurrine, che si perdono nell’infinito. (04) Dipinge una serie di piccoli acquarelli in cui immortala paesaggi con laghi color smeraldo, cieli percorsi da nuvole e ombre, olivi argentei, chiesette sulle colline, paesini abbarbicati sui monti immersi in verdi distese, ville circondate da fiori e cipressi. In ogni acquarello si avverte l’ebbrezza di una natura rigogliosa (05). Dobužinskij ogni mattina si avvia lungo i sentieri per disegnare le montagne, le colline, i paesi abbarbicati sui pendii, il lago di Lugano che si snoda tra le rocce e pare di seta, la Ostroumova-Lebedeva è affascinata dalla natura maestosa e dall’imponenza delle montagne che nascondono l’orizzonte, sovraccarico di cime svettanti. Un’atmosfera magica che la pittrice ha immortalato nel suo dipinto più suggestivo: Il paesaggio azzurro (1913) (06).
Qualche anno più tardi, proveniente da Monaco e dalla straordinaria esperienza artistica del Cavaliere Azzurro, si trasferisce ad Ascona Marianne Verevkina (Werefkin). Intorno alla pittrice, allieva di Repin, nella cittadina ticinese si forma una comunità di artisti, che dà vita al gruppo dell’Orsa Maggiore, protagonista di numerose mostre. La Verevkina non abbandonerà più Ascona, circondata dall’affetto e dall’ammirazione di tutti gli abitanti del borgo.