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Bietti e la “Biblioteca russa”

Il logo della collana Biblioteca russa a cura di Rinaldo Küfferle (1930-1933) per la Casa editrice milanese Bietti.

Il logo della collana Biblioteca russa a cura di Rinaldo Küfferle (1930-1933) per la Casa editrice milanese Bietti.

La Casa Editrice Bietti, fondata a Milano nel 1870, nel corso degli anni Venti  propone in catalogo alcune traduzioni dal russo, a partire dal romanzo di Turgenev Alla vigilia, pubblicata nel 1924 nella versione dal russo di Erme Cadei.  Negli anni successivi Bietti rivela una netta preferenza per gli autori dell’Ottocento, pubblicando Taras Bul’ba di Nikolaj Gogol’, Anna Karenina, Sebastopoli e I cosacchi di Lev Tolstoj, Dostoevskij e Čechov.

Unico fra gli autori contemporanei è Maksim Gor’kij, noto al pubblico italiano grazie ai suoi soggiorni a Capri, di cui si pubblicano, tra gli altri titoli: Nella steppa. Racconti della vita dei vagabondi, Fra la gente, Come vidi l’America.

 

Unico fra gli autori contemporanei è Maksim Gor’kij, noto al pubblico italiano grazie ai suoi soggiorni a Capri, di cui si pubblicano, tra gli altri titoli: Nella steppa. Racconti della vita dei vagabondi, Fra la gente, Come vidi l’America.

 

Maksim Gor'kij, Nella steppa. Racconti della vita dei vagabondi, traduzione dal russo di Leo Gastovinsky, Milano, Bietti, 1933.

Maksim Gor'kij, Nella steppa. Racconti della vita dei vagabondi, traduzione dal russo di Leo Gastovinsky, Milano, Bietti, 1933.

A partire dagli anni Trenta la casa editrice Bietti si fa promotrice della diffusione della letteratura russa attraverso una specifica collana: la “Biblioteca Russa”, curata da Rinaldo Küfferle, che sposta le scelte editoriali verso un panorama più contemporaneo, con una particolare predilezione per i prosatori dell’emigrazione, tra i quali Ivan Bunin, Boris Zajcev, Dmitrij Merežkovskij.

 

Un annuncio pubblicitario della Bietti su “Il giornale della libreria” nel 1931 sottolinea che questa collana presenta:

 

“(. . . ) i grandi narratori dell’emigrazione che, prendendo lena

dalla consapevolezza di essere i depositari della patria<sic?>, perseverano

nella tradizione artistica, pur tra le ristrettezze dell’esilio”.

 

Nella collana sono pubblicati anche scrittori sovietici, come Pantelejmon Romanov,  il cui romanzo Tre paia di calze di seta, è presentato favorevolmente in una recensione dell’epoca:

 

“Pantelejmon Romanov è uno degli scrittori della Russia sovietica che si riallaccia maggiormente alle tradizioni del grande passato letterario russo; le sue opere variamente giudicate dalla critica russa, ricche di valori artistici, offrono una precisa testimonianza del travaglio spirituale manifestatosi nel popolo russo con la rivoluzione bolscevica. Taluni lo ritengono un epigono, altri lo denominano “scrittore testimone”, altri gli rimproverano la fotografica e cruda riproduzione della vita del suo paese” (recensione di L. Kociemski, Tre paia di calze di seta, in “L’Italia che scrive”, A. XVI, n.1, gennaio 1933, pag.22)

 

Le traduzioni dal russo pubblicate da Bietti nelle collane “Biblioteca russa”,  “Biblioteca réclame” e “Biblioteca internazionale”, e in numero minore anche nelle collezioni “Cinemabiblioteca”, “Nuovissima collezione letteraria”, “Teatro per tutti”, nel ventennio tra le due guerre sono oltre sessanta, prevalentemente presentate in traduzioni dall’originale (e non dal francese come succedeva spesso), con introduzione e note a cura del traduttore.