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Rosa e Ballo, la grande stagione di un piccolo editore

«(…) in questo momento si tende a superare la cultura specializzata, tecnicizzata, per ricercare invece il senso di un centro, di una unità che raccolga tutti gli aspetti della cultura, credo perciò opportuno non rinchiudermi o vincolarmi in un solo campo o in una sola direzione ma affrontare tutti gli interessi promossi dagli avvenimenti in corso».

Ferdinando Ballo a Carlo Levi, 2 gennaio 1943

I loghi della casa editrice Rosa e Ballo

Dell’impresa editoriale tentata da Lino Rosa e Nando Ballo, ciò che stupisce – prima di tutto – è proprio il suo atto di nascita: la Rosa e Ballo viene infatti fondata nel 1943, nel pieno della Seconda guerra mondiale. Le prime pubblicazioni sono dell’anno successivo, e inaugurano una stagione irripetibile, un sogno editoriale di grande respiro internazionale, bruciante e breve: nel 1947 la Rosa e Ballo ha già chiuso i battenti, dopo aver cambiato molte volte sede per sfuggire ai bombardamenti e aver annoverato, tra i collaboratori, i migliori intellettuali italiani, da Linati a Mila, da Carrà a Pocar, da Ferrieri ad Anceschi.

 

Il progetto, che produce in pochi anni un centinaio di volumi, ha l’indiscusso merito di aver contribuito a far conoscere in Italia autori e opere di ogni lingua e provenienza, proposti in edizioni prestigiose e curatissime. Attenta a tutto ciò che accade in Europa, Rosa e Ballo porta in Italia molti testi di autori russi e sovietici inediti in italiano. In particolare, grazie alle collane-cardine «Teatro» e «Teatro Moderno», curate da Paolo Grassi, i lettori ha accesso a Il bagno e La cimice (1946) di Majakovskij, Il treno blindato n. 1469 di Vsevolod Ivanov (1946) e, soprattutto, alla storica edizione del Gabbiano di Cechov (1944 e 1945), pubblicato nella traduzione di Enzo Ferrieri e messo in scena nel 1948 dal neonato (1947) Piccolo Teatro di Strehler.

 

Il lavoro di ricerca di Rosa e Ballo porta l’editore a pubblicare, tra i russi, anche La notte del Getsemani di Lev Šestov (1945), Il settimo compagno di Lavrenev (1946) e un volume di Dostoevskij intitolato Il borghese (1945), una scelta dalle Note invernali su impressioni estive, finora  mai presentate al pubblico italiano. Il volume è illustrato da Franco Rognoni. Ad Antonio D’Ambrosio viene affidata la scelta di alcuni Scritti e discorsi di Lenin pubblicati in volume doppio tra il 1946 e il 1947.

 

Poco prima di cessare le attività, Rosa e Ballo aveva in programma la pubblicazione – mai avvenuta – degli Epistolari di Musorgskij e di altri titoli dostoevskiani.

Scheda biografica

Achille (Lino) Rosa nasce a Milano nel 1903. Studia all’Università Bocconi, ma conseguirà la laurea in Economia politica con Luigi Einaudi a Torino. Negli anni Trenta fonda l’azienda Filati Serici e Affini – che liquiderà durante la guerra mondiale per evitare di collaborare con i tedeschi. Insieme a Nando Ballo, trasforma la società in una casa editrice, che rimarrà attiva dal 1943 al 1947. Si iscrive al Partito Socialista e, in seguito, al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che aiuta finanziariamente. Muore a Milano nel 1949.

 

Ferdinando (Nando) Ballo nasce a Orvieto nel 1906, ma la famiglia si trasferisce quasi subito a Novara. Pianista e direttore d’orchestra, dal 1924 vive a Milano, dove unisce a un’intensa attività di concertista quella di critico musicale. Nel 1935 viene assunto da Rosa come amministratore presso la ditta Filati Serici e Affini. Pochi anni più tardi, i due trasformeranno la società in una casa editrice. Nel frattempo, Ballo prosegue nella sua attività di pubblicista e saggista. Dal 1947 al 1952 è nel comitato direttivo del Festival internazionale di musica contemporanea di Venezia: è grazie a lui che, tra le altre opere, il pubblico italiano può avvicinarsi alla Lady Macbeth di Šostakovič e alla Carriera di un libertino di Stravinskij – presentata in prima mondiale assoluta al Festival. Nel 1950, presso il Teatro Nuovo di Milano, fonda i Pomeriggi Musicali, un’istituzione che organizza stagioni concertistiche con lo scopo di diffondere la musica classica presso tutte le classi sociali. Nel 1950 entra in RAI, di cui sarà direttore artistico del settore musica fino al 1959, anno della scomparsa.