“Venceslao il Magnifico” a Pavia
Le lettere che Vjačeslav Ivanov (1866-1949) invia ai figli da Pavia contengono preziose informazioni sul periodo in cui visse in città, e permettono anche di tracciare una mappa dei luoghi che gli furono più cari. Punto di partenza e di arrivo di tutte le sue passeggiate l’Almo Collegio Borromeo, che lo ospitò dal 1926 al 1934 e dove era noto con il soprannome “Venceslao il Magnifico”.
Nell’autunno 1926 la meta di quella che il poeta russo, esule, definisce la sua prima vera e propria uscita pavese, è la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove si reca per pregare sulla tomba di Sant’Agostino. Per realizzare questo “pellegrinaggio” deve attraversare tutto il centro della città e, strada facendo, ha modo di ammirare l’architettura romanica della basilica di San Michele e il palazzo dell’Università, dove lo colpiscono soprattutto il Cortile Volta e il Cortile delle Statue.
Inoltre, Ivanov parla ai figli della chiesa di Santa Maria del Carmine e del Ponte Coperto sul Ticino, dove spesso si reca con gli amici borromaici per qualche momento di relax.
Molto importante è anche il dialogo intellettuale e umano che Ivanov instaura con i rettori dell’Almo Collegio Borromeo, a partire da don Leopoldo Riboldi (1885-1966), che aveva favorito il suo arrivo a Pavia.
A monsignor Cesare Angelini (1886-1976) si deve l’elzeviro Poeta russo a Pavia, pubblicato dal “Corriere della Sera” il 9 maggio 1966 e dedicato a Ivanov nel centenario della nascita. In questo stesso anno è stata posta nel portico del giardino dell’Almo Collegio Borromeo una lapide commemorativa.