Zar Saltan
Al sodalizio di Nicola Benois con Aleksandr Sanin si deve la prima rappresentazione dello Zar Saltan, opera in quattro atti, sette quadri e un prologo di Rimskij-Korsakov, al Teatro alla Scala il 19 marzo 1929. L’adattamento per la scena italiana del libretto di Bel’skij, tratto dalla fiaba di Puškin, è di Rinaldo Küfferle, che ne ha redatto la traduzione ritmica per lo più in ottonari. Il critico del “Corriere della sera” registra l’apprezzamento del pubblico per la “fantasmagoria degli allestimenti scenici e le luminose visioni improvvise balzanti fuori dalla Russia dei sogni dopo istanti di oscurità scenica assoluta” (Corriere della sera 20.3. 1929). Il ricco allestimento, diretto da Caramba, sottolinea il tratto teatrale, festoso e fiabesco dell’opera, suscitando applausi a scena aperta che accompagnano ogni fine quadro. Acclamati più volte anche il direttore Ettore Panizza, il maestro del coro Veneziani e il direttore della messa in scena Sanin. Dei costumi e delle scene di Benois è piaciuto il fantastico effetto, il disegno fuori dall’ordinario necessario ad ambientare la fiaba, e il buon gusto che caratterizza le forti colorazioni trattate con sapiente maestria. Il personaggio dello zar Saltan appare fiabesco e grottesco allo stesso tempo con il suo mantello sovraccarico di piume variopinte e la corona ingigantita da una sorta di turbante anch’esso piumato. Le figure femminili indossano caffetani e copricapi tradizionali, mentre la Principessa Cigno è avvolta in un candido piumaggio. Le ottime interpretazioni degli artisti hanno fatto sì, come rileva Cesari, che “il grottesco non sia degenerato nel farsesco”: il basso Di Lelio ha saputo riprodurre le movenze e gli atteggiamenti dello zar Saltan con senso della misura, Bruna Rasa ha eseguito correttamente la parte lirica di Militrissa, e il tenore Melandri con il suo portamento scenico ha interpretato bene il carattere dello zarevič Guidon. Il ruolo di Barbaricha, la vecchia parente, è affidato alla cantante di origine russa Angelica Cravcenko, ben nota al pubblico scaligero.