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Nicola Benois

(Nikolaj Aleksandovrič Benois)

Nicola Benois mentre esamina con il sovrintendente Antonio Ghiringhelli alcuni bozzetti per la Turandot, (1958?)

Una targa commemorativa al n. 2 di Piazza Maria Adelaide ricorda Nicola Benois, che a Milano trascorse gran parte della sua vita, svolgendo l’attività di pittore scenografo presso il Teatro alla Scala. Nel 1937 fu nominato Direttore dell’allestimento scenico, incarico che ricoprì fino al 1970.

Il suo esordio scaligero fu favorito dall’incontro a Parigi con il regista Aleksandr Sanin, che propose ad Arturo Toscanini, allora direttore artistico del Teatro alla Scala, di affidare al giovane scenografo bozzetti e costumi per l’edizione della Chovanščina di Mussorgskij per la stagione operistica 1925-26. Benois ottenne un grande successo e Toscanini lo coinvolse per la stagione successiva nell’allestimento di un’altra opera di soggetto storico, il Boris Godunov, con la regia di Sanin. Il Boris Godunov è una delle opere maggiormente rappresentate alla Scala; Benois ne disegna scene e costumi per diverse edizioni, tra le altre per l’edizione del 30 aprile 1953  con la regia di Tatiana Pavlova e la coreografia di George Balanchine. Sempre per la stagione 1926-1927, Nicola Benois disegna i bozzetti per Delitto e Castigo, il dramma lirico in tre atti di Arrigo Petrollo su libretto di G. Forzano, tratto dal romanzo omonimo di Dostoevskij andato in scena alla Scala il 16 novembre 1926. Nel marzo 1929, Benois collabora di nuovo con Sanin alla prima rappresentazione scaligera della fiaba dello Zar Saltan di Rimskij Korsakov.

Dal 1927 al 1931 Benois risiede a Roma. Risale a questo periodo l’amicizia con Ottorino Respighi, con cui collabora per la realizzazione scenica di numerose composizioni – sia opere che balletti. Tre lavori in particolare, rappresentati al Teatro alla Scala, ottengono un’accoglienza entusiastica:  il primo è balletto Belkis, regina di Saba (23 gennaio 1932),  con la coreografia di Léonide Massine. E’ un’edizione stupefacente per bellezza e ricchezza di scene e costumi, che sono ben seicento.  In Maria Egiziaca (1 febbraio 1934),  diretta dello stesso Respighi, Benois interpreta pienamente lo spirito arcaicizzante dell’opera, realizzando una scenografia molto originale: un gran quadro d’altare dorato a tre pannelli, per ricostruire il palcoscenico primitivo di un mistero medievale. E infine Fiamma, opera in tre atti, andata in scena  il 9 febbraio 1935 con la regia di Guido Salvini. Il sogno a lungo coltivato dal compositore di ambientare Fiamma a Ravenna in un’atmosfera bizantineggiante trova un interprete perfetto in Nicola Benois, che utilizza i mosaici ravennati come modello per scene sgargianti di marmi, di tessere variopinte, di tendaggi coloratissimi.

Dai bozzetti creati per Fiamma emerge la tecnica eccezionale e la perizia dello scenografo, la sua abilità nel creare prospettive e profondità sulla scena attraverso il solo tratto pittorico. Una peculiarità che si manifesta in tutta la sua compiutezza nelle opere della maturità, in particolare nella celebre Anna Bolena, andata in scena alla Scala il 14 aprile 1957 per la regia di Luchino Visconti, dove “una galleria che sembra lunga cinquanta metri è costruita con una profondità effettiva di otto metri”  (G. Barigazzi, Nicola Benois, “le persone che hanno fatto grande Milano”, Milano, 1982, p.31).

Targa commemorativa posta al n 2 di Piazza Maria Adelaide a ricordo di Nicola Benois, che trascorse a Milano gran parte della sua vita.

Per il Teatro alla Scala Nicola Benois crea scenografie e costumi di centoventisei spettacoli, di cui un numero cospicuo d’ambiente russo; tra i più famosi La leggenda della città invisibile di Kitesc (prima rappresentazione in Italia 30 dicembre 1933) di N. Rimskij-Korsakov.  Nel bozzetto inerente alla scena I dell’atto III, sullo sfondo rosso, metafora della Kitež minore messa a ferro e fuoco dai tartari, si stagliano le cupole delle chiese sormontate da croci,  e ovunque dominano le campane che preannunciano il misterioso scampanio  proveniente dalla città sommersa. Nel 1951 la Leggenda della città invisibile di Kitesc è di nuovo in cartellone alla Scala; la direzione e la regia sono affidate a Issay Dobrowen.  I bozzetti e i figurini sono, come per la precedente edizione, curati da Nicola Benois. Non c’è dato sapere se già per l’allestimento del 1933 Benois avesse ideato quegli accorgimenti che, attraverso effetti straordinari ottenuti con sipari di tulle dipinte in dissolvenza, ricreavano l’idea dell’acqua. Proprio grazie a questa straordinaria invenzione La leggenda della città invisibile è annoverata tra le migliori produzioni del pittore scenografo.

Da direttore dell’allestimento scenico del Teatro alla Scala, Nicola Benois indirizza i pittori scaligeri verso una concezione innovativa della figura dello scenografo e della realizzazione dei bozzetti e dei costumi, insistendo sul principio dell’unità stilistica fra tutti gli elementi che compongono uno spettacolo e sull’attenzione a una ricostruzione fedele dell’epoca trattata. Il suo modo di procedere rappresenta una vera e propria novità rispetto alle consuetudini del tempo. Ha rapporti di amicizia con molti artisti italiani che invita a collaborare nella veste di scenografi, quali Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Enrico Prampolini, Mario Sironi, Lucio Fontana, Ardengo Soffici, Carlo Carrà, Felice Casorati, Maria Signorelli e noti designer quali Gianni Ratto e Giò Ponti.

Con gli anni ‘50 inizia per Benois un periodo di lavoro intenso, coronato da grandi successi. Realizza numerosi allestimenti di grande effetto scenografico come la Wally (1953) di Catalani con Renata Tebaldi per la regia di Tatiana Pavlova.

Disegna gioielli rimasti nella storia, come il diadema che Maria Callas avrebbe dovuto indossare nei Vespri Siciliani di Verdi per la stagione scaligera del 1951-52.

Dal 1962 al 1978 collabora con il Teatro Gerolamo di Milano, preparando i bozzetti e i figurini per gli spettacoli di prosa. Debutta con  El testament (1963) di Ciro Fontana con Adriana Asti, Piero Mazzarella e la regia di Filippo Crivelli  e prosegue realizzando quasi tutte le messe in scena di Pitta De Cecco, tra le altre On galantomm in tribunal (1966) di Antonio Greppi e Quell Todescon d’on arcivescov (1975) di Severino Pagani. Nel 1970 lascia la carica di direttore dell’allestimento scenico al Teatro alla Scala, ma non per questo rinuncia alla sua attività di pittore-scenografo che svolgerà in diversi teatri, non solo italiani, fino a metà degli anni Ottanta.

Scheda biografica

Nasce a Oraniembaum (Pietroburgo) il  2 maggio/19 aprile 1901 in una famiglia di artisti. Il padre è il famoso pittore Aleksandr Benois e la madre Anna Karlovna Kind è figlia del primo violino Imperiale. Trascorre la giovinezza a Pietroburgo, dove compie i suoi studi. Nel 1920, dopo un breve periodo di apprendistato sotto la guida del Capo Scenografo dei Teatri di Stato (ex Imperiali) di Pietrogrado, Oreste Allegri, inizia la sua attività come realizzatore di bozzetti scenografici per il Teatro Accademico del Dramma di Pietrogrado, dove esordisce nel 1921 con le scene per I giganti del Nord di H. Ibsen. In quello stesso anno subentra a Oreste Allegri nella carica di Capo Scenografo ai Teatri di Stato di Pietrogrado.

Nicola Benois e Disma De Cecco nel ruolo di Michol nell’opera David di Darius Milhaud, rappresentata al Teatro alla Scala nella stagione 1954/55. (Archivio privato)

Nel giugno 1924 ottiene un visto per la Francia di tre mesi e parte con la moglie Marija Nikolaevna Pavlova (1899-1980) per Parigi, dove realizza una serie di spettacoli per il teatro cabaret Chauve-Souris di Nikita Balieff (N.F.Baliev). Regista stabile di Baliev è  Aleksandr Sanin che si rivelerà determinante per la futura carriera di  Nicola Benois come pittore scenografo al Teatro alla Scala.

Nel 1926  si trasferisce a Milano e esordisce sulla scena scaligera realizzando scene e costumi per Chovanscina e Boris Godunov. Dal 1927 al 1932 risiede a Roma e lavora come scenografo al Teatro Reale dell’Opera. Nel dicembre 1929 Boris Godunov viene riproposto al Teatro Reale della capitale nell’interpretazione di Fedor Saljapin.  Fra gli spettatori anche Maksim Gor’kij, con cui Nicola Benois è in rapporti di amicizia; spesso è suo ospite nella villa di Sorrento.

Nel 1931 nasce il figlio Romano Alberto e l’anno successivo Benois con la famiglia si trasferisce di nuovo a Milano, dove riprende un’attività sempre più intensa e continuativa con il Teatro alla Scala. Nel 1937, dopo aver attraversato un periodo  molto difficile a causa della sua particolare condizione di cittadino sovietico  suo malgrado  nell’Italia fascista, ottiene la cittadinanza italiana e in quello stesso anno viene nominato Direttore dell’Allestimento scenico del Teatro alla Scala.

Nel 1937 Nicola Benois presenta la sua attività di pittore al pubblico milanese con la mostra Opere di Nicola Benois e Gregorio Sciltian: esposte alla Galleria Dedalo. Nel 1944 prende parte alla “Mostra di pittura teatrale contemporanea” organizzata, per sua iniziativa, dal Teatro alla Scala, a Palazzo Clerici, a Milano, e allestisce una mostra personale alla Galleria Borromini di Como.

Nel primo dopoguerra le condizioni economiche sono difficili, il lavoro scarseggia  e quindi Benois decide di trasferirsi definitivamente in Argentina dove il Teatro Colon di Buenos Aires gli ha offerto il posto di Direttore dell’Allestimento scenico. Nel 1949 la situazione è cambiata, Benois, ritorna a Milano, dove riprende la sua attività alla Scala, mentre la famiglia rimane a Buenos Aires. All’inizio degli anni Cinquanta si lega sentimentalmente a una giovanissima e promettente cantante lirica, la soprano Disma De Cecco (1927-2006), allieva della Scala, con cui in seguito si sposerà e condividerà il resto della sua vita.

Nel 1955 alla Villa comunale dell’Olmo di Como viene organizzata la prima  Mostra dei Benois in cui sono esposti i lavori di Aleksandr, Nicola e della sorella Elena Benois-Clément, mentre la seconda mostra intitolata I Benois del Teatro alla Scala verrà organizzata al Museo Teatrale alla Scala nel 1988.

Dopo lunga malattia il 31 marzo 1988 si spegne a Codroipo, in Friuli, dove, come aveva chiesto, viene sepolto. Il 30 marzo 2008 il Teatro comunale  della cittadina friulana viene intitolato a lui e alla moglie Disma.

 

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