Western Symphony
Nel 1954 George Balanchine ebbe l’idea di creare un balletto vagamente ispirato al Far West, certo un balletto formalistico e accademico ma con una diversa atmosfera. Precedenti balletti di questo genere, come Billy the Kid, Rodeo e altri, narravano tutti storie e vicende dei cow-boy. Il coreografo russo-americano propendeva, al solito, per una danza astratta e scelse l’allora giovane compositore Hershy Kay: il lavoro nacque a quattro mani, come una danza sinfonica americana che, grazie all’impeto delle melodie indigene, spronò il coreografo a usare il linguaggio universale del balletto in un modo molto fresco. Kay scrisse una sinfonia in quattro movimenti, su temi espunti da canzoni dei cow-boy. E Balanchine allestì una serie di danze di gruppo cercando di infondervi il candore dei tempi e dei luoghi dove quei canti erano stati eseguiti per la prima volta.
Western Symphony debuttò dapprima con costumi di prova; non andavano bene, ma non vi erano soldi all’epoca, e la troupe dovette aspettare un anno prima di potersi permettere le scene di John Boyt, che comparvero invece alla Scala con i costumi di Karinska. I quattro movimenti originali furono ridotti a tre (allegro, adagio, rondò), con l’omissione del terzo movimento. A Parigi, nel 1956, quindi nove anni prima del debutto milanese, mai più replicato, la United States Information Agency realizzò un film a colori sul balletto, di nuovo i quattro movimenti. (Ma.Gu.)