Apollo
Apollon Musagète, balletto in due quadri, fu commissionato a Igor’ Stravinskij dalla mecenate Elizabeth Sprague Coolidge e debuttò il 27 aprile 1928 alla Library of Congress di Washington, nell’ambito di un festival di musica contemporanea. Adolph Bolm, che ne aveva confezionato la coreografia, danzò anche nel ruolo protagonista. Lo spettacolo non convinse però il compositore, che infatti offrì al colto e sagace Sergej Djagilev la sua partitura ispirata al Seicento francese e al balletto romantico di Delibes e Čajkovskij. L’impresario dei Ballets Russes, a sua volta, la affidò al ventiquattrenne George Balanchine, destinato a diventare il principale artefice del balletto classico – o meglio neoclassico – del XX secolo. Così Apollon Musagète entrò nel repertorio dei Ballets Russes il 12 giugno 1928, al Théâtre Sarah Bernhardt di Parigi, con Serge Lifar (Apollo), Alice Nikitina (Tersicore, sostituita nelle successive recite da Aleksandra Danilova), Ljubov’ Černiševa (Polimnia) e Felija Dubrovskaja (Calliope), diretti sul podio da Stravinskij stesso. Il balletto ottenne accoglienze entusiastiche; tuttavia Balanchine, con il consenso di Stravinskij, soppresse ben presto le scene dipinte del pittore André Bauchant.
Trasferitosi negli Stati Uniti, dove nel 1948 fondò con Lincoln Kirstein il New York City Ballet, preferì impaginare la sua coreografia neoclassica in uno spazio composto di pochi elementi costruiti: una scala per l’ascesa di Apollo all’Olimpo e alcune rocce come sedili.
Mutò anche il titolo: Apollo e non più Apollon Musagète. Con questo scarno décor il balletto debuttò alla Scala con Jacques D’Amboise nel ruolo eponimo, Suzanne Farrell in quello di Tersicore e altre due muse, due ancelle e la madre Leto; scene e costumi non sono indicati nella locandina, ma lo sono le luci di Hays. D’altra parte la scena del prologo è tutta immaginaria: siamo a Delo, un’isola dell’Egeo; è notte, le stelle brillano nell’oscurità e Leto partorisce sopra una nuda roccia Apollo, concepito dall’onnipotente Zeus.
Nel 1965, alla Scala, il celebre balletto – che espone un Apollo atleta e un balletto intriso di movimenti sportivi – fu accolto con grande ammirazione. Entrò nel repertorio della compagnia scaligera nel 1971, con la direzione musicale di Bruno Maderna, annoverando tra i protagonisti Rudolf Nureyev (Apollo) e Vera Colombo (Tersicore). Da allora non è più uscito dal repertorio scaligero, mantenendo il titolo di Apollon Musagète, forse perché dopo il debutto del New York City Ballet fu sempre rappresentato con il prologo. Sappiamo però che nel 1979 Balanchine intervenne anche sulla musica: soppresse il prologo, formante il primo quadro, che considerava troppo didascalico e non abbastanza astratto, e da allora anche il titolo Apollo fu riservato, di preferenza, a quelle versioni che ne sono prive.