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Bugaku

All’indomani di due felici tournée in Giappone, nel 1958 e 1959, Balanchine domandò al giovane compositore Toshiro Mayuzumi di comporre la musica per un balletto: il lavoro gli era stato commissionato dalla signora Norman La Salle. L’idea era che la creazione fosse nello stile della danza giapponese di corte (bugaku), ma con un’orchestrazione occidentale. La partitura di Mayuzumi servì a Balanchine per tradurre il vocabolario del balletto classico occidentale nello stile suggerito dalla musica. L’allestimento era una sorta di arena semplice ma severa, tipica delle rappresentazioni formali giapponese. I costumi erano una libera fantasia ispirata dalle vesti della corte tradizionale giapponese.

La danza era divisa in tre parti principali. Prima della comparsa dei danzatori, l’orchestra introduceva strani disarmonici. Entravano poi quattro ballerine che danzavano con grande formalismo, seguiva una leader femminile in gonna rosa; erano poi raggiunte da cinque ballerini, che sfilavano sui suoni vigorosi dei tamburi. Più tardi, queste coppie ritornavano in abiti cerimoniali per scortare la coppia protagonista. I costumi cerimoniali diafani della ballerina fluttuavano nell’aria, mentre il suo partner la sollevava in una danza d’amore,  qui ritualizzata esattamente come l’allestimento. I colleghi svestivano poi la coppia delle vesti tradizionali e i due partner continuavano a danzare senza i costumi cerimoniali, in un  pas de duex di scoperta. Dopo l’adagio si susseguivano una gioiosa variazione femminile e una variazione maschile,  poi la musica abbassava i toni e rallentava. I colleghi tornavano a vestire la coppia e il balletto finiva con una processione sur place in cui tutti s’inginocchiavano.
Alla Scala, Bugaku fu una vera sorpresa per i suoi temi orientali e i ricchi costumi di Karinska, ma non fu più ripreso dopo quel debutto del 1965; sarebbe stato soppiantato, nel 1989, da un altro Bugaku, quello di Maurice Béjart.