Home » Spettacolo » Danza » Metamorfosi

Metamorfosi

Anche per Metamorfosi, secondo balletto creato da George Balanchine su musica di Paul Hindemith, ( un riadattamento delle Metamorfosi sinfoniche su temi di Weber, composte nel 1943), l’assetto scenico della presentazione scaligera, nel 1953, predilesse i costumi di Karinska e il disegno luci di Rosenthal. Durante le prove prima del debutto americano dello stesso anno, il critico e saggista Edwin Demby chiese al coreografo se si fosse per caso ispirato alle Metamorfosi di Kafka. Egli rise di gusto, ma aggiunse che, in realtà, circa un mese prima, mentre di notte usciva dal suo appartamento per andare a comprare un giornale, aveva visto proprio sul marciapiede, ben stagliato in luce e nel cuore di New Work, un enorme scarafaggio che se ne andava con distinzione per la sua strada. Quanto a Demby, scrisse di aver intravisto molte immagini diverse nel balletto: atleti olimpici, danze balinesi, angeli bizantini, e non solo lo scarafaggio dell’Upper East Side. “Naturalmente tutti questi elementi non apparivano in scena nella loro dimensione realistica. Nella sezione atletica della coreografia [che dopo il 1953 non comparve più alla Scala, n.d.r.], la forza esplosiva dei passi sortiva l’effetto di un inverno a Broadway nelle sue vesti luminose: l’accenno a Bali era selvaggiamente trasformato in un’orgia di insetti, il gioioso nonsense di tutto ciò e l’evanescente intensità di un pas de deux quasi  ‘da insetti’ erano di una semplicità e vitalità infantili, quasi da cartone animato, e alla fine vi era un cielo spazzato via da ali potenti, tenere e giubilanti. Ciò che Balanchine aveva espresso era assai lontano dal ricordo dello scarafaggio!” (Ma.Gu.)