Opéra de Paris
La riapertura del Teatro alla Scala, nel 1946, coincise con un progressivo allargamento della politica artistica verso i settori più sensibili del teatro di musica internazionale. Parallelamente a quanto accadeva per l’opera, anche per il balletto si adottarono misure congrue per rompere quel chiuso cerchio autarchico che rischiava di far scivolare lo spettacolo di danza in un gretto provincialismo. Poco alla volta furono invitati coreografie e ballerini stranieri, ma anche grandi complessi internazionali. Il balletto dell’Opéra di Parigi apparve nel giugno 1951, ma il suo direttore e coreografo, il russo francesizzato Serge Lifar aveva già debuttato alla Scala in veste di ballerino nel 1927, con i Ballets Russes di Djagilev, di cui fu l’ultimo “protetto”.
Come coreografo, Lifar era già noto alla Scala dal 1948 per aver rimontato la classica versione di Daphnis et Chloé con Nicholas Zvereff. Nel giugno 1951, durante la stagione lirica ordinaria, il “suo” balletto dell’Opéra di Parigi presentò due diversi spettacoli, ognuno costituito da un trittico di assolute novità per l’Italia, tutte allestite dallo stesso Lifar. Il primo trittico comprendeva Les mirages, Fedra e Suite en Blanc; il secondo, Le chevalier et la demoiselle, Icaro, uno dei balletti più importanti nel repertorio dell’ex-stella dell’ultimo periodo di vita dei Ballets Russes e il divertissement da La Bella addormentata.