Sinfonia scozzese
Non restò isolata e incastonata solo in quella ricca vetrina del 1953, la Sinfonia scozzese di Balanchine: ritornò nel 1965 e fu allestita dal Corpo di Ballo del Teatro alla Scala. A proposito di questo balletto, lo stesso coreografo ammise che non sarebbe mai nato, come invece nacque, a New York, nel novembre 1952 senza il debutto del New York City Ballet al Festival di Edimburgo. “Ho molto apprezzato quella visita in Scozia”, scrisse Balanchine. “Di ritorno a New York pensai a una Sinfonia scozzese: la Scozia, dopotutto, era stata la scena del primo balletto romantico, La Sylphide, e una nuova creazione poteva forse rammentare questo fatto se vi fossero state danze costruite alla maniera scozzese. Anche Mendelsshon aveva scritto la sua Sinfonia scozzese e questa musica mi sembrò appropriata all’idea che avevo in testa. Decisi di allestire il balletto quasi immediatamente, omettendo il primo movimento della partitura di Mendelsshon, perché non adatto alla danza”.
Più oltre, Balanchine spiega: “nel primo movimento vi sono generiche danze del gruppo, tutto in appropriati costumi scozzesi: c’è un pas de trois con una ragazza e due giovani e alcuni passaggi solistici per la ballerina. Il secondo movimento è un adagio per una danzatrice e il suo partner che evoca l’umore generale e l’atmosfera tipica del balletto romantico sublimato nella Sylphide . Il terzo movimento è di nuovo un insieme, al quale la ballerina e il suo partner partecipano con un pas de deux e una variazione unendosi ai solisti e al corpo di ballo nel finale”.
Nel 1953 Sinfonia scozzese giunse alla Scala con i costumi della prediletta Karinska (dalla locandina fu estromesso il nome di David Ffolkes, l’altro costumista del 1952), mentre le luci furono impostate da Rosenthal.
Nel 1965 comparve invece con le scene e costumi di Bernard Daydé (Ma. Gu.)