Stars and Stripes
La confessione “americana” di Balanchine serve a descrivere più di qualsiasi altro scritto questo balletto “a stelle e strisce”, come recita il suo titolo, che non sarebbe più ritornato sul palcoscenico del Piermarini dopo la seconda visita del New York City Ballet. Il coreografo spiegò: “ Da quando giunsi negli Stati Uniti ho sempre amato guardare le parate e ascoltare le marce di Sousa. Per molti anni coltivai la speranza di trovare l’occasione giusta per allestire un balletto usando quella musica. Il problema era sempre lo stesso: come renderla adatta alla danza? Non trovai la soluzione prima di aver ascoltato l’arrangiamento della musica di Gottschalk per Cakewalk a cura di Hershy Kay. Ne parlai con il compositore, entusiasta come me della musica di Sousa. Passammo in rassegna tutti i pezzi che si potevano usare e insieme organizzammo l’arrangiamento. La partitura di Kay corrispondeva esattamente alle mie aspettative. Dedicammo il balletto alla memoria di Fiorello H. La Guardia, [all’epoca n.d.r.] l’ultimo sindaco di New York, che aveva rappresentato l’America per molti di noi e per così tanti anni. Il balletto è una sorta di parata ma ballettistica, guidata da quattro ‘reggimenti’. Le cinque compagnie o movimenti mostrano a turno ogni reggimento e alla fine si mescolano. Nel primo movimento, su Corcoran Cadets di Sousa, una majorette guida dodici ragazze. Un’altra ballerina conduce la seconda compagnia sulla marcia Rifle Regiment. La marcia Thunder and Gladiator è invece danzata da un reggimento di ragazzi, e la quarta, sulle marce Liberty Bell e El Capitan, è un pas de deux. Tutti i reggimenti partecipano alla quinta campagna: il finale Stars and Stripes. Karinska ha creato per questo balletto costumi brillanti, e mi parve che le scene di David Hay, con il dispiegarsi finale della bandiera americana, fossero ideali”.
Anche alla Scala il balletto giunse vestito dalle scene e dalle luci di Hays e dai costumi di Karinska e con l’immancabile sbandieramento americano. (Ma.Gu.)