La gaia morte
autore: Nicola Evreinoff (Nikolaj Evreinov)
regia: Paolo Grassi
luogo e anno: Milano, Sala Sammartini, 1941
Nel 1941 il regista Paolo Grassi porta in scena a Milano, alla Sala Sammartini, l’arlecchinata La gaia morte di Nikolaj Evreinov tradotta da Raissa Olkienizkaia Naldi. Tra gli attori del gruppo sperimentale “Palcoscenico”, apprezzato da molti intellettuali milanesi, spicca Franco Parenti. Il debutto è segnato da un vivace “scontro” tra il regista e il poeta Salvatore Quasimodo, il cui chiarimento porrà le basi della loro amicizia.
L’arlecchinata La gaia morte viene allestita per la prima volta da Luigi Pirandello nel 1925, al Teatro Odescalchi di Roma, con la Compagnia del Teatro d’Arte. Il testo di Nikolaj Evreinov (link alla relativa scheda nel nostro sito, sezione Personaggi) venne appositamente tradotto da Raissa Olkienizkaia Naldi (link alla relativa scheda nel nostro sito, sezione Personaggi), e pubblicato a Milano in quello stesso anno dalle Edizioni Alpes.
Nel 1941 Paolo Grassi riprende questa traduzione e include La gaia morte nel repertorio del gruppo sperimentale “Palcoscenico”, nel desiderio di seguire – come a suo tempo fece Pirandello – una linea di ricerca lontana dal teatro di consumo. Tra gli attori più apprezzati spicca Franco Parenti; tra il pubblico ci sono intellettuali quali Filippo Sacchi, Carlo Carrà, Raul Radice.
Il debutto evreinoviano alla Sala Sammartini è segnato da uno scontro tra Grassi e Salvatore Quasimodo, altro intellettuale che apprezzava molto il lavoro del giovane regista a Milano:
C’è, come sempre, in sala Salvatore Quasimodo. Il poeta ha pubblicato da poco L’oboe sommerso e la traduzione dei Lirici greci, che gli hanno dato notorietà e un inizio di celebrità. A Quasimodo il testo non piace. Allora, con quella sua voce metallica, comincia, con tono freddo, a schernire lo spettacolo: «No, no, ma cos’è questa cosa…». Qualcuno del pubblico lo zittisce. Nascono battibecchi. Grassi, nella sua veste di factotum, sente il dovere di intervenire e lo apostrofa così: «Quasimodo, tu sei un grande poeta, ma sei un porco». Quasimodo reagisce con uno schiaffo. L’altro glielo restituisce. È un pandemonio.
Qualche giorno dopo Grassi prende il telefono, chiama Quasimodo e lo raggiunge a casa, in via Lecco, dove il poeta abita con Pucci Cumani, la danzatrice. C’è una spiegazione franca. «Mi dispiace, non doveva avvenire; tu hai fatto male a interrompere lo spettacolo e io ho sbagliato ad aggredirti». Da quel momento diventano amici e Grassi sarà più avanti uno dei testimoni alle nozze tra Quasimodo e la Cumani.
(Paolo Grassi, Quarant’anni di palcoscenico, a cura di E. Pozzi, Milano, Mursia, 1977, pp. 108-109).
Quelli di Pirandello e Grassi restano i principali allestimenti de La gaia morte nella prima metà del Novecento teatrale italiano, entrambi realizzati mentre Evreinov è in esilio a Parigi e Raissa Olkienizkaia Naldi continua con impegno la sua attività di traduttrice dal russo.