Vsevolode Nicouline
Quello della fiaba, e in particolare della fiaba russa, è un genere in cui Vsevolod Nikulin si cimenta con successo fin dagli esordi: nel 1923, in occasione del suo debutto sulla scena artistica lombarda alla Mostra di Arti Decorative di Monza, viene premiato per una pittura murale raffigurante l’Uccello di fuoco; il motivo fiabesco ritorna poi in diverse sue opere presentate negli anni Venti alla Mostra Internazionale dell’Acquerello presso la Permanente di Milano e acquistate da più collezionisti. Ma è nell’ambito dell’editoria per ragazzi che il nome di Nikulin si lega indissolubilmente al fascino incantato ed esotico della fiaba russa.
Negli anni Quaranta tre importanti progetti editoriali di fiabe russe vedono la collaborazione di Nikulin con Mary Tibaldi Chiesa, figura di primo piano nel mondo culturale meneghino dell’epoca: Il gallo d’oro e altre fiabe (Milano, Ulrico Hoepli Editore, 1942), una raccolta illustrata di fiabe di Aleksandr S. Puškin; L’uccello di fuoco e altre fiabe russe (Milano, Italgeo, 1945), con traduzioni dalle versioni di Afanas’ev, che verrà poi riedito negli anni Cinquanta per i tipi di Orlando Cibelli, in forma di collana in dieci volumetti dal titolo “L’uccello di fuoco”; 60 favolelli. Libera trascrizione da Ivan Krylov, Milano, Italgeo, 1945, dedicato esclusivamente alle fiabe con animali come protagonisti.
Pur legato alla scuola decorativa ornamentale degli illustratori russi di fiabe del primo Novecento – come emerge dalla scelta dei soggetti e da alcuni elementi della grafica quali la decorazione dei capolettera, gli ornamenti a predilezione vegetale o floreale e i motivi ispirati alle stampe giapponesi, in tipico stile Art Nouveau, o, ancora, la creazione di cornici alla maniera della stampa popolare russa (lubok) – lo stile di Nikulin presenta delle caratteristiche che lo rendono inconfondibile: il tratteggio garbato delle figure, l’uso di intensi effetti cromatici, la presenza costante di un elegante senso dell’umorismo che alleggerisce anche le scene più drammatiche della fiaba.
Scheda biografica
Nasce a Nikolaev (Ucraina) il 27 novembre 1890. Compie gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Odessa (1909-1914) e successivamente presso l’Accademia Imperiale di Belle Arti di Pietrogrado (1916-1917). Costretto dalla rivoluzione e dalla guerra civile, fugge prima a Odessa e quindi a Costantinopoli.
Giunge in Italia nel 1920 insieme alla compagna, la contessa Aida Bossalini, figlia di un diplomatico italiano in Russia, e alla figlia di lei, Kalyssa. Si stabiliscono dapprima a Genova e poi a Nervi, dove apre uno studio presso la Pensione Polacca.
Dopo aver posato come modello per gli studenti dell’Accademia Ligustica di Belle arti genovese, entra nel mondo della pittura italiana con una mostra personale di xilografie presso la Galleria Moretti di Genova, nel dicembre 1921. Nel 1923 e nel 1925 è presente alle Mostre Internazionali d’Arti Decorative di Monza e alle Esposizioni Internazionali dell’Acquerello presso la Permanente di Milano. In queste occasioni Nikulin si fa apprezzare per le decorazioni dai motivi fantastici, i figurini teatrali e le “gustose giapponeserie”. In questi anni Nikulin muove i primi passi anche nel mondo dell’editoria per ragazzi: sue sono le copertine e le illustrazioni di molti romanzi di Virgilio Brocchi (1876-1961) con cui stringe una profonda amicizia, di cui lo stesso Brocchi darà testimonianza in Zebrù (Genio, 1948). A partire dagli anni trenta Nikulin collabora con le maggiori case editrici italiane, tra cui Mondadori, Hoepli, Italgeo, Paravia e UTET, per cui realizza le illustrazioni di sette volumi della collana per ragazzi “La Scala d’Oro”. Sulle pagine di «Emporium» V. Marini Lodola celebra con queste parole il talento di Nikulin:
“Il Nicoùline è ricco di effetti coloristici – elegante in ogni manifestazione estetica, i suoi dettagli sono sempre raffinati e molto opportuni – egli può dirsi veramente cultore della bellezza femminile ch’egli ama interpretare raggiungendo una perfezione plastica difficilmente superabile. […] Ideale artistico del Nicoùline potrebbe dunque definirsi: «… desiderio di vedere attraverso la verità delle cose», ideale realizzato fra la gioia della intensa vita di lavoro a Nervi – vivendo sereno il suo sogno che gli rende bella la vita – sogno realizzato nella convivenza della sua donna e della grandiosa bellezza italica che lo circonda e favorisce nelle sue molteplici manifestazioni il temperamento artistico di questo russo, artista vigoroso e delicato, aristocratico e fine sempre”. (V. Marini Lodola, Vsevolod Nicouline, «Emporium», LXXVII, n. 458, 1933, pp. 67-75).
Nel 1944 cura per Italgeo le illustrazioni della sontuosa edizione in novecentonovantanove esemplari di Pinocchio. Si affaccia anche al mondo del teatro, disegnando i costumi e i bozzetti per La fiera di Soročincy (Nikolaj Gogol’) di M. P. Musorgskij, andata in scena per la regia di A. Sanin al Teatro alla Scala il 21 marzo 1942. Verso la fine degli anni Quaranta si trasferisce da Nervi a Milano, in via Benedetto Marcello 48. Qui conosce, nel 1950, la giovane artista genovese Giannina Lavarello, con la quale inizia un rapporto di collaborazione professionale. Con lei realizza per l’editore Casa Mamma Domenica molte cartoline. Sua e della Lavarello è anche una grande pittura murale all’interno della centrale idroelettrica di Pisogne, nei pressi del lago d’Iseo.
Opera anche nel campo della grafica pubblicitaria: negli anni Cinquanta realizza diverse immagini per l’Aeroshell, la Shell Motor Oil e la ditta di imballi in legno e compensato S.A.F.F.A. di Magenta.
Si spegne a Milano il 18 luglio 1968 e viene tumulato nel cimitero di Genova-Nervi.
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